23 novembre 2005

Giù mura juke box


Il carcere è lo specchio della società in cui viviamo. Di una
realtà di sopraffazione in cui il benessere di pochi è garantito
attraverso l'assurdo ruolo della democrazia, macchina di repressione delle minoranze che non lasciano spazio ad
alcuna forma di espressione individuale.
Ed è proprio attraverso l'illusione di libertà della concessione
di un voto che la democrazia mashera i suoi soprusi, nel palese intento di creare ricchi e poveri, sruttatori e sfruttati,
potenti e sudditi, integrati ed emarginati, cittadini ed immigrati.
E' proprio dietro la sua facciata umanitaria che nasconde le sue abominevoli creature; fino a quando esisterà il potere esisteranno fuorilegge, finchè la superiorità fisica
sarà un fondamento della civiltà esisterà la violenza, fino a
quando ci saranno sfruttatori e sfruttati ci saranno furti,finchè
ci sarà denaro esisteranno privilegiati e disperati, la
macchina di morte dell'autorità getta le basi su una spirale interminabile di violenza e repressione.
Il passo dalla trasgressione di regole imposte
all'assegnamento di una punizione esemplare è davvero
immediato, la democrazia isola immediatamente attraverso
gabbie, chi non si adegua: è proprio tramite la segregazione
fisica e l'annullamento totale della libertà , sia in senso fisico
che psicologico, che essa si libera sbrigativamente del
proprio frutto marcio. Senza lo stato e le sue galere non
esisterebbero criminali. La reclusione non risolve un
problema, altro non fa che alimentare frustrazioni e situazioni sempre meno contenibili, prontamente soffocate con metodi
sempre più sanguinari.
Per quanto inconcepibile possa sembrarci l'idea di vedere un
essere vivente circondato da sbarre, la nostra criticha radicale
al sistema carcerario non si ferma ad osservazioni di
carattere umanitario, al rammarico di assistere alle barbarie
di uno stato che affligge torture peggiori di qualsiasi azione
che esso possa catalogare come reato; non approda davanti ad un giudizio soggettivo di colpevolezza o innocenza delle
sue vittime; non si focalizza in esclusiva sul carcere come luogo fisico, bensì sulla totalità della sua istituzione, sulla sua stessa natura, ormai troppo radicata e condivisa.
Non facciamo differenza tra penitenziario, riformatorio,
manicomio, CPT, non vediamo distinzioni tra secondini, giudici,
polizziotti, psichiatri, politici di qualsiasi schieramento.
Giù mura giù box è un gruppo di ragazzi e ragazze che portano musica capace di abbattere mura innalzate per
recludere, reprimere, allontanare, nascondere e ri/educare.
Giù mura giù box sente il bisogno di manifestare la sua
solidarietà verso tutti gli esseri viventi segregati in una gabbia, volendo far sentir loro che non sono soli; dischi, carta
e penna le sue armi.
Giù mura giù box non nega la propria solidarietà ad alcun
detenuto di qualunque sesso, età, nazionalità esso sia,
qualunque sia la causa della sua prigionia, sia esso coscente
o meno della falsità della giustizia o dei suoi mandanti/esecutori.
Giù mura giu box non pensa che una simile istituzione possa
essere riformata o riveduta, crede che un crimine civilizzato
e legalizzato possa essere soltanto abolito, debellato.

dalle 19.00 alle 21.00
Giù mura juke box
sotto il carcere!
via Circonvalazione al Molino(giardini pubblici)
Forlì